Storia di Lignano

  • Lignano un'emozione lunga un secolo



    1903-2003 Cento anni di vacanza


    La "cultura della memoria" a Lignano Sabbiadoro iniziò tardi: infatti solo dal 1980 Biblioteca Comunale e FotoCineClub iniziarono, con grande entusiasmo a raccogliere immagini e notizie dei tanti piccoli aspetti che caratterizzano la nostra città: i primi pionieri, la pesca, l’agricoltura, gli anni del boom economico, il notevole sviluppo turistico ed edilizio e … molto altro.
    Grazie a questo lavoro e all’affiatamento tra le persone che gravitano attorno a queste due realtà, la comunità lignanese ha ora una memoria scritta e ricca di immagini.
    Se al FotoCineClub va riconosciuto il lavoro di aver raccolto una buona parte della grande quantità di immagini ora disponibili, bisogna attribuire alla Biblioteca Comunale il merito di aver organizzato e pubblicato le notizie riguardanti Lignano, notizie che in estrema sintesi sono riportate in questa pubblicazione.
    Tutte le volte che ci siamo illusi di avere veramente tutto e di non aver più nulla da trovare, ecco puntualmente spuntare l’immagine "inedita" spesso per mano di qualche vecchio turista che ci faceva nuovamente riprendere il lavoro.
    Ed è così che questa ricerca è ancora viva ed attiva più che mai, nonostante gli oltre 20 anni, e le numerose notti insonni passate a preparare mostre fotografiche o dia-proiezioni in dissolvenza. Auspichiamo che la collaborazione con la Biblioteca Comunale continui ancora per molti anni: infatti sono ancora molte le immagini che hanno bisogno di essere raccontate, in modo che la storia di Lignano possa essere ancora una volta rivissuta o quantomeno immaginata.

    I nostri figli e i nostri nipoti hanno diritto di conoscere la storia della città in cui vivono:
    La memoria storica non deve essere "buttata via" !!!
    E’ per tutto questo che continueremo sempre a lavorare e a documentare, anche il presente, che sarà la storia di domani.

    "Un silenzio senza storia" sembra avvolgere la penisola di Lignano fino all’alba del Novecento e all’avvento del turismo.
    La memoria di Lignano antecedente all’11 aprile 1903 data di fondazione del primo Stabilimento Balneare ha come uniche tracce le mappe antiche, che registravano la penisola di Lignano solo in quanto presenza fisica, territoriale, spazio geografico vuoto tra lo spazio politico della repubblica di Venezia e l’antica fortezza di Marano, quest’ultima limite strategico-difensivo dell’egemonia territoriale della Serenissima.


    Le prime rappresentazioni grafiche descrivono Lignano come una serie di cordoni dunosi (8 o 9) modellati dai venti, un groviglio disordinato di canali e lame; la lingua sabbiosa della spiaggia frutto dell’incessante e millenario lavorio del mare, delle correnti e del fiume Tagliamento. Una boscaglia spessa di pini neri, lecci, pungitopo…
    Una manciata di case su un rialzo del versante lagunare, qualche sparuto casone, rifugio per i pescatori della vicina Marano e, dalla metà del XVI° secolo, una minuscola chiesetta. Una specie di “terra di nessuno” abitata da un pugno di pescatori, zatterai, poveri contadini “con la malaria in faccia”, cacciatori di macchia e di palude, forse anche allevatori di cavalli.

    Tuttavia della storia di Lignano vi è traccia scritta dell’ esistenza di un primo nucleo di vita fin dall’epoca romana. Un documento riferentesi al VI° secolo quintum litus quod appellatur Lugnanum propter hoc quod luporum multitudo (un lido che si chiama Lignano …), un luogo forse proprietà di un certo Lunius...

    Piccolo scalo a mare, legato alla laguna retrostante ed all’entroterra della pianura attraverso i collegamenti garantiti dai numerosi corsi fluviali sfocianti in laguna. Della primitiva selvatichezza del territorio conserva traccia anche la tradizione popolare che fa derivare Lignano da Pineda,bosco di pini, di legni. Quei tronchi d’albero che scendevano lungo il Tagliamento, guidati dai zatàrs, e alla foce del fiume venivano caricati su trabaccoli veneziani e trasportati all’Arsenale di Venezia, insaziabile divoratrice di legname necessario per la flotta e per rendere salde le isole inzuppate d’acqua: lo splendore della Serenissima poggia anche su una invisibile foresta di tronchi strappati alla terra del Friuli.

    Durante il dominio della Repubblica Veneta (dal 1419) Lignano venne data quale feudo a diverse famiglie nobiliari, fra le quali si distinse la famiglia Vendramin, feudataria di Latisana e discendente da Dogi, la quale fece costruire nella seconda metà del XVI° secolo la chiesetta di San Zaccaria, ancora oggi collocata nel piccolo borgo di Pineda.

    Dopo una lunga serie di schermaglie per il possesso di Marano disputato tra Venezia e l’Impero (all’inizio del XVIII° secolo fu costruito all’estremità della penisola, un fortino a vigilare il varco d’accesso alla laguna di Marano), Lignano non venne più restituita ai Vendramin, ma restò “Terra del Dogato”, parte integrante del demanio militare di Venezia, direttamente amministrata dal Consiglio dei Dieci e assegnata come rendita all’Ospedale degli Incurabili, una storica fondazione benefica veneziana. Un secondo fortilizio venne poi costruito in epoca napoleonica durante il blocco continentale, accanto alla caserma della Guardia di Finanza.

    Le fonti storiche documentano nel 1813 la presenza sulla penisola di Lignano di sole 70 persone, compresi i militari ed un controllore sanitario.

  • La Lignano degli inizi

    Agli inizi del secolo, Lignano era ancora un istmo ricoperto da boschi di pini tra dune di sabbia verso il mare; da paludi, prati salati e barene verso la laguna.
    La penisola era in parte disabitata, le case dei contadini sorgevano sull’estremo opposto della penisola, vicino al fiume Tagliamento o in prossimità della laguna, centro dell’attività dei pescatori.
    La storia balneare di questa città iniziava nella primavera del 1903, da Marano l’ undici aprile salpava il piccolo gruppo di sei barche, con a bordo quattro giornalisti di Udine, amministratori e politici della Bassa Friulana con rispettive consorti, per porre le fondazioni del primo stabilimento balneare, una modesta costruzione in legno, sorta al posto della più ambiziosa terrazza a mare progettatata dall’ingegnere veneziano Vendrasco.
    Il luogo scelto era la punta orientale della penisola, la più lontana dalla terraferma, ma la più prossima al porto di Marano.

    Tre signore della comitiva piantarono sulla spiaggia –con rito propiziatorio– rametti di ginepro raccolti fra le dune, mentre sulla sabbia veniva tracciata la base del primo stabilimento "Bagni di Porto Lignano".
    Le parole dell’oratore ufficiale indicavano quale auspice del nuovo stabilimento la dea Venere che, nata dal mare, racchiudeva in sé bellezza e salute.
    Questi pionieri forse avevano negli occhi le suggestioni di Grado e del Lido di Venezia, stazioni balneari già affermate e da anni meta di una clientela elegante.

    L’accesso via mare avrebbe condizionato le successive scelte insediative di Lignano. La città si sviluppava a iniziare dalla punta estrema per poi espandersi nel corso dei decenni in direzione ovest, fino ad arrivare al Tagliamento. Il primo asse stradale collegava l’approdo, situato circa all’altezza dell’imboccatura dell’attuale darsena, al mare aperto. Da qui partiva un secondo asse parallelo al mare. Su questi due assi si disponevano, tra il 1903 ed il 1910, i primi alberghi e le prime ville.

  • PRIMA GUERRA MONDIALE

    La stagione balneare dell’anno 1914, si presentava sotto i migliori auspici: era stata preceduta da una larga pubblicità a cura della stampa udinese, vari ed importanti lavori erano già stati decretati, come la bonifica delle "biancure" e la sistemazione del porto di Marano, dichiarato di prima classe.
    Con l’inizio del conflitto però gli alberghi si spopolarono del tutto, le ville si chiusero ed a Lignano rimasero soltanto tre Albergatori e le loro rispettive famiglie.
    Durante le stagioni ’15, ’16 e ’17, il numero dei bagnanti fu insignificante, esiguo, ma gli affari non mancavano comunque grazie al distaccamento delle truppe italiane, ed al transito degli approvvigionamenti che raggiungevano il fronte attraverso la litoranea Veneta, che venne completata per esigenze belliche dopo anni di promesse e rinvii, inaugurata il 4 dicembre 1915 alle ore 8,30 a Portogruaro con escursione in vaporetto verso Marano.
    Con la disfatta di Caporetto nel novembre 1917 arrivarono gli austriaci; lo Stabilimento Balneare fu da loro divelto e completamente distrutto per farne legna da ardere, caricando il tutto sulle navi che filavano verso Trieste.

    La Grande Guerra decretava il fallimento del primo faticoso tentativo di decollo turistico d’inizio secolo. Alla fine del conflitto, si cominciava quasi da capo; protagonista di questa seconda fase sarebbe stato l’architetto Provino Valle, autore alla fine degli anni Venti, di una serie di piani urbanistici.
    Uno di essi indicava una previsione non solo turistica della zona, ma anche legata ad attività tradizionali, come la pesca e l’agricoltura.
    Sua fu anche la realizzazione della " terrazza a mare " , che rimarrà fino agli anni sessanta il simbolo della città.

  • La svolta degli anni Trenta e le prime grandi opere

    L’accesso a Lignano dalla laguna aveva determinato l’insediamento sulla punta orientale della penisola. Quell’accesso distante dalla terraferma, per quanto suggestivo, aveva rallentato la crescita. I collegamenti via terra erano infatti resi particolarmente difficili dalle condizioni dei terreni paludosi. La Valle Pantani, alla fine dell’Ottocento era ancora un piccolo lago salmastro interno, s’incuneava tra Lignano, il Tagliamento e Latisana.
    Solo dopo la realizzazione del ponte girevole di Bevazzana del 1922, e della strada tra Lignano e Latisana del 1926, le comunicazioni con l’entroterra diventarono più agili e confortevoli, finalmente competitive con quelle via mare.

    Accanto al miglioramento della viabilità un contributo notevole, seppure indiretto, allo sviluppo turistico era derivato dall’opera di bonifica. Le zanzare della malaria infestavano le zone paludose, ed il pericolo della malattia era di ostacolo alla villeggiatura.
    Negli anni Venti e Trenta venivano aperti i canali collettori, che attraversavano tutta la penisola, dal Tagliamento alla attuale Darsena, per raccogliere le acque stagnanti; inoltre venivano intraprese alcune grandi bonifiche nei terreni delle valli Pantani e Lovato, sul versante interno della penisola.

    Gli anni Trenta segnavano una più decisa affermazione della città come luogo delle vacanze. Si costruiva la chiesa, la darsena, ma soprattutto veniva realizzata la colonia marina, altro simbolo dell’immagine balneare. Le bonifiche, la darsena, la colonia, la pavimentazione del lungomare vedevano la partecipazione dello Stato.
    Nel 1935 Lignano diventava " Stazione di Soggiorno " ed un organismo pubblico, l’Azienda di Soggiorno, sostituiva le società a capitale privato nell’attività di promozione turistica. Nello stesso anno veniva redatto da Domenico Piegatolo un nuovo piano regolatore, che assecondava la tendenza di crescita in atto, tracciando una strada lungomare di due chilometri.

    L’edilizia abitativa inseguiva le forme della modernità. La città per vacanze offriva agli architetti le condizioni più favorevoli per sperimentare la nuova architettura. Alla fine degli anni Trenta Lignano registrava 60.000 presenze, delle quali il 60% di italiani, invertendo la tendenza che fino ad allora aveva visto dominare i turisti stranieri.

  • SECONDA GUERRA MONDIALE
    Lignano non ha sofferto grossi disagi durante il secondo conflitto mondiale anche se è stata spesso teatro di intensi duelli aerei. L’occupazione da parte dell’esercito Tedesco inizia dopo l’8 settembre 1943, con truppe di nazionalità prevalentemente austriaca, che intrattenevano un rapporto abbastanza buono con la popolazione locale. Tali truppe erano dislocate parte presso la Colonia e parte nella caserma della Finanza situata alla foce del Tagliamento, mentre il Comando si era insediato nella villa Moretti situata in Piazza Fontana; presso il comando c’era anche un’infermeria con tre Ufficiali medici, in realtà impegnati più a curare la popolazione locale che non i propri militari.

    Nell’inverno del 1944 iniziarono i lavori di costruzione dei bunker; a lavorarvi ...soprattutto di notte... erano i giovani del luogo alle dipendenze della " TODT " (un’ organizzazione paramilitare tedesca).
    A circa 4 miglia al largo di Lignano vi era uno sbarramento formato da un cordone di circa sette chilometri di mine, poste a difesa dell’ingresso di porto Buso e della foce del Tagliamento.

    Nell’autunno del 1944 arrivarono altri militari dell’esercito Tedesco in ritirata, un centinaio in tutto, appartenenti alla 278^ divisione fanteria tedesca comandata dal Generale Harry Hoppe, ed alcuni granatieri del 993 reggimento campale: i primi si attestarono a Bevazzana di fronte all’ idrovora "Burgato" in località pantanello; gli altri furono messi a guardia delle chiuse sul Tagliamento. Nel gennaio ’45 tutta la zona compresa fra via Lovato e via Tarvisio fino a Riviera, venne allagata con circa un metro d’acqua per contrastare eventuali sbarchi alleati.

    Aprile 1945 la fuga da Lignano: ci racconta Heinz Hochschulz, un ex-soldato Germanico intervistato dal Fotocineclub " in piena notte siamo saliti su dei camion e viaggiando a lungo senza sapere dove andavamo, ci siamo ritrovati prigionieri degli inglesi a Trento ". Tra il 27 ed il 28 aprile il grande sbarco: circa 14.000 soldati austriaci, ammassati su decine di navi e chiatte cariche di animali di ogni tipo, speravano di risalire il Tagliamento per tornare a casa; le navi in avvicinamento alla costa furono avvistate dall’ aviazione americana e in meno di due ore dalle basi di Ancona già liberata dagli alleati arrivarono circa cinquanta aerei, che quasi oscurarono il sole in quella splendida giornata primaverile, ma che si limitarono a fare qualche passaggio sopra le navi tedesche; tale dimostrazione di forza fu comunque sufficiente per " convincere " gli austriaci ad arrendersi ai partigiani ed alle truppe alleate ( Neozelandesi ) che si erano attestati lungo la costa.

    Episodio fondamentale della storia urbanistica di Lignano del secondo dopoguerra è il piano per Pineta disegnato dal noto architetto Udinese Marcello D’Olivo.

    Nei primi anni Cinquanta a Lignano, città di villeggiatura, la casa non è un bene necessario, bensì simbolo di benessere ed in molti casi status sociale di una borghesia che aveva in breve tempo conquistato l’agiatezza. Chi, meglio di altri, interpretava il gusto della nuova borghesia era l’architetto Avon. Seguiranno poi gli anni del boom economico e della balneazione di massa. Dai 25.000 posti letto e 1.800.000. presenze degli inizi anni sessanta si passa ai 75.000 posti letto del 1973, con una punta non più superata di 6 milioni di presenze turistiche. Dalle 1.700 licenze edilizie del decennio 1951-60 si passava alle quasi 2.500 del decennio successivo.

    Negli anni settanta si svolgeva il concorso per la nuova terrazza a mare: tra i numerosi partecipanti risulterà vincente il progetto ideato dall’ingegner Bernardis, che si identifica nel moderno come valore in sé.

    Lignano centro di turismo balneare, che con i suoi numeri è volano per l’economia della Bassa Friulana per alcuni mesi dell’anno richiama sulle sue spiagge centinaia di migliaia di persone diventando così la città più popolosa del Friuli. Questo spostarsi in massa verso il mare fa di Lignano un luogo di evasione dalla fatica del quotidiano.
    Questa città, vecchia di soli cent’anni, attraverso la propria vocazione turistica, ha le peculiarità di essere luogo di sperimentazione del nuovo.
    Sta a tutti noi coglierne le opportunità e condurla verso un futuro, mai come oggi, pieno d’incognite.

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